Ogni paziente ha una storia unica, per certi aspetti simile, ma diversa da tutte le altre.
Per questo motivo è necessario strutturare un percorso di cura altamente individualizzato, e cucito sulle necessità specifiche che ogni situazione presenta. Il protocollo standard, che va adattato alla situazione e alle esigenze di ogni paziente, prevede un breve periodo di ricovero iniziale (una settimana), durante il quale viene fatto un trattamento intensivo con TMS, un inquadramento diagnostico completo, e un check-up medico accurato, per valutare lo stato di salute complessivo del paziente ed intercettare le aree su cui la cocaina ha prodotto i maggiori danni diretti o indiretti.
Nei primi tre mesi dopo il ricovero, le visite di controllo e di trattamento richiedono in genere un giorno alla settimana, mentre nei mesi successivi la frequenza si dirada, in accordo con l’andamento del percorso e la risposta del paziente alla terapia.
La gestione del paziente è condivisa dall’equipe Gallimberti & Partners, che è composta da diverse figure professionali con ruoli distinti, ma integrati: il medico psichiatra, il neurologo, lo psicologo, lo psicoterapeuta, il tecnico di neurofisiopatologia.
Tutti i pazienti e i famigliari hanno un referente psicologo con cui è possibile confrontarsi in ogni momento, in tempo reale.
Nei casi in cui si rende necessario affiancare alla terapia con TMS anche un lavoro di psicoterapia, la nostra equipe collabora con alcuni dei migliori psicoterapeuti presenti su tutto il territorio nazionale, consentendo anche ai pazienti o ai loro famigliari che vengono da lontano di proseguire la terapia vicino a casa.
A proposito del ruolo svolto dalla psicoterapia all’interno del metodo Gallimberti & Partners per il trattamento della dipendenza da cocaina.
Riportiamo le parole del Professor Gallimberti in una recente intervista alla testata giornalistica dei più importanti ricercatori scientifici italiani, Scienza in rete:
“In una discreta quantità di casi succede che, una volta eliminata la dipendenza dovuta a quelle alterazioni cerebrali di cui si è parlato, rimanga una sorta di vuoto e l’urgenza di colmarlo. Questa fragilità è probabilmente sintomo di qualcosa di esistenziale che tormenta il soggetto in questione da prima che egli avesse incontrato la cocaina; proprio per questo è necessario seguire i pazienti con grande attenzione, per essere in grado di appoggiarli quanto prima con una psicoterapia ove si ritenga tale trattamento indispensabile. E grazie a questo approccio multidisciplinare, in grado di spaziare dalle neuroscienze, alla psichiatria, alla filosofia e a molte altre discipline, che sembra essersi aperto un altro interessante sconfinato campo di indagine sulla natura del rapporto che lega il cervello alla mente.”